| Calciopoli, le reazioni  delle tifoseriedi  Paolo Papi 27/7/2006
	   C'è chi medita di espatriare all'estero e chi, a  proposito di Calciopoli, parla di «golpe di Moratti». Chi si affida a un Dante  Alighieri virtuale e chi si sente, come i tifosi del Genoa, vittima di un  complotto universale. Come hanno reagito i tifosi su Internet alle sentenze di  secondo grado. Il più grande scandalo calcistico del dopoguerra si è concluso a taralucci a  football, con una sentenza che non è una sentenza, ma - secondo l'ex Pm Gherardo  D'Ambrosio - un «colpo di spugna» o - se preferite l'espressione del  giornalista sportivo Maurizio Crosetti - un «indultino», un «inciucione»,  un esempio di equilibrismo politico-giudiziario all'italiana. Il più infuriato  è forse il supercommissario Guido Rossi che starebbe metitando un  clamoroso addio. Ma indignati dicono di esserlo tutti. Non solo, come era  logico attendersi, i tifosi delle squadre estranee all'inchiesta, per i quali  le penalizzazioni previste sono troppo miti, ma anche i vertici dei club  coinvolti. E si capisce: la battaglia di carte bollate non è finita, e in  attesa di Camera di Conciliazione , arbitrato e Tar, è meglio fare la voce  grossa sui giornali. Il tam tam mediatico-assolutorio è in corso d'opera e non  è escluso (visti i risultati) un altro sconto.
 
 IN PRIMIS LE REGOLE
 Ora, al di là della mitezza delle sentenze rispetto alle aspettative, al di là  degli autodafè dei tifosi delle squadre coinvolte, va detto che il problema non  è quello della mancata esemplarità delle sentenze, ma quello della riscrittura  delle regole. Ed è qui che il movimento calcistico brancola nel buio. E'  qui che la montagna sembra voler partorire il topolino. Quasi che il sistema  calcio non abbia al proprio interno la capacità di autoriformarsi per mettersi  al riparo dalle sue stesse degenerazioni. L'azienda calcio è perennemente in  rosso? Ogni estate si ripetono miracolosi salvataggi di squadre che annegano  nei debiti? Gli ingaggi sono spropositati rispetto alle entrate? Pazienza: arriverà  un altro decreto spalmadebiti giustificabile con la necessità di tutelare  la passione di milioni di tifosi. La commistione tra interessi differenti ha  oltrepassato il livello di guardia? Non sarà un magistrato a cambiare il corso  delle cose. La contrattazione privata dei diritti tv è causa di enormi  sperequazioni? Lo dicono tutti, anche il ministro dello Sport, Giovanna  Melandri. Ma l'inganno è nascosto in un'altra parte del vecchio decreto  D'Alema del 1999: per imporre una revisione su base collettiva della  contrattazione sui diritti tv, il governo dovrebbe contestualmente rivedere la  parte del vecchio DdL che ha trasformato i club in società a scopo di lucro,  cioé in aziende come tutte le altre. Lo farà? Se così non fosse è difficile  impedire alle società di esercitare - con un atto d'imperio - il diritto della  libera concorrenza sul mercato tv stabilito dalla UE. Insomma: il rischio è  quello del cerchiobottismo politico-giudiziario, favorito da una pioggia di  ricorsi e da una serie di abili campagne di stampa. Il paradosso, i colpevoli  potrebbero diventare le vittime. E Luciano Moggi potrà forse tornare ad  allietarci con le sue comparsate al Processo. E un bell'«abblauso» lo  meriterebbe anche l'immarcescibile Aldo Biscardi.
 
 CAMPANILI CALCISTICI
 L'Italia è un Paese di campanili, specie quando si parla di calcio. Basta fare  un giro su Tifonet.it, il più famoso portale dei siti delle  tifoserie, per accorgersene. La palma della più fantasiosa autodifesa del  proprio club va alla web tv della provincia di Firenze Florence.tv,  che affida a un Dante Alighieri virtuale la 
	  controffensiva a tutela dei gigliati.
 Ricostruzioni fantasiose a parte, tra i più infuriati per la mitezza della  sentenza, ci sono i forumisti di 
	  Toronews.net, punto di  riferimento della comunità granata sul web. C'è chi, come Marlene_Kuntz,  medita di rompere gli antichi gemellaggi con i Viola. E spara a zero contro  Della Valle: «Avete un presidente che è più sporco di Galliani Moggi e Lotito  messi insieme...». E chi invece preferisce attaccare la «MAFIAT gobba»,  responsabile, a detta dei tifosi del Toro, di aver condizionato la sentenza di  secondo grado.
 Poi ci sono i tifosi del Genoa, i più bistrattati dalla  giustizia sportiva, costretti lo scorso anno, per aver accomodato la partita  finale col Venezia, a passare dalla promozione in A alla serie C1. La semplice  retrocessione della Juventus fa rabbrividare molti tifosi della Grandinata  Nord. Volano parole grosse: «I ladri a strisce bianconere penalizzati di  dicassette punti, quindi praticamente la prossima stagione, secondo i calcoli  della nuova cupola mafiosa, dovrebbero risalire in serie A senza neppure  passare per i playoff».
 Molti si sentono presi in giro e minacciano ritorsioni non meglio precisate,  ricordando alcuni martiri della Nord, come Claudio Spagnolo (il nome è Vincenzo e non Claudio n.d.S.), ultrà del  Genoa accoltellato a morte nel 1994: «La vendetta non ha tempo... Spagna  vive!».
 
 C'E' UN GIUDICE A BERLINO
 Reazioni emotive, autorizzate da un amore - quello per la propria squadra del  cuore - che supera qualsiasi credo politico e religioso. Tutti (o quasi) dietro  alle bandiere del proprio club, pronti a difendere - costi quel che costi - i  propri presidenti. Tra i milanisti,  anziché rallegrarsi per la mitezza della sentenza, c'è chi pensa a Calciopoli  come a un «un golpe di Moratti» e chi ritiene sia tutta una manovra  dietrologica per salvare la Torino bianconera: «La gobba doveva risanare i  bilanci o faceva la fine della Roma! Allora ha pensato di far crollare il  sistema, sicuro che il governo avrebbe fatto l'indulto e vedrete se non la  graziano anche questa volta».
 E i cugini nerazzurri? I toni, sul sito interisti.org,  sedicente Al Jazeera nerazzurra, sono quelli dello sfottò pesante: «Con l'Inter  Campione d'Italia, il Milan sotto il livello del mare e la Juve in B,  Interisti.org ha concluso il suo progetto. Mancherebbe quella storia di  massaggiare il seno di tutte le lettrici, ma la prospettiva sembra non  riscontrare il mercato che ci attendevamo». Per i delusi dalla sentenza cresce  tra i tifosi nerazzurri la voglia di giustizialismo europeo.
 Partendo dal fatto che l'UEFA ha convocato per martedì un'assemblea  straordinaria per discutere sulla posizione dei club italiani, c'è chi si  augura che l'esclusione dai preliminari di Champion degli odiati Diavoli possa  arrivare da fuori confine. Molti non credono più alla «giustizia democristiana»  del nostro Paese. Tutti a citare un passo di un giudice europeo: «La  distribuzione dei posti spetta in ultima istanza all'Uefa. I club devono anche  essere eticamente idonei a prender parte alla competizione europea ed i club  che sono stati colti a screditare il gioco o coinvolti in attività fraudolente  non giocheranno necessariamente nelle competizioni internazionali». Il  cortocircuito tra giustizia sportiva e ordinaria e la bandiera dell'autonomia  dello sport, dietro la quale si sono compiute in passato le nefandezze sportive  oggetto dell'inchiesta, fa venire a molti tifosi accecati dalla passione la  voglia di espatriare. E di aprire un ultimo grado di giudizio in Europa.
 Fonte 
	  www.panorama.it   |